Tecnologie digitali… (3) – Il modello SAMR

Mi sembra interessante, in questa carrellata di riflessioni su come le diverse tecnologie digitali possano essere utilmente utilizzate ai fini della implementazione delle funzioni di un ambiente di apprendimento, fare questa piccola digressione su come l’ambiente di apprendimento viene modificato dalla introduzione delle tecnologie. L’autore parla esplicitamente di “computer technology” probabilmente perché la ricerca ha inizio in epoche precenti la diffusione di tablet e cellulari ma la sua validità è certamente estensibile all’utilizzo di questi ultimi. La cosa più significativa da mettere in evidenza riguarda il passaggio dall’insegnamento centrato sul docente all’apprendimento centrato sullo studente. Non è cosa da poco: sul piano pedagogico si tratta di un passaggio epocale sulla cui necessità non è piu possibile nutrire dubbi. D’altro canto bisogna essere consapevoli della esperienza ormai comunemente riportata anche in letteratura che mettere nelle mani degli studenti un tablet equivale a perdere il controllo della classe. Nel mio piccolissimo non posso che confermare. Si tratta quindi di modificare profondamente l’approccio all’insegnamento e si tratta, cosa questa che non sento citare, di modificare anche le aule per adattarle ai nuovi usi, la prima modifica dovendo essere, a mio parere, la loro correzione acustica, accorgimento senza il quale diventa assai difficile far lavorare autonomamente i ragazzi.

 

Quella che segue è la traduzione di questa pagina:https://sites.google.com/a/msad60.org/technology-is-learning/samr-model sviluppata daDr. Ruben Puentedura  http://www.hippasus.com/

.samr-model

SAMR Model

Il modello SAMR (Sostituzione Aumentazione Modificazione Ridefinizione) offre un metodo di visualizzazione dell’impatto della tecnologia nell’insegnamento e nell’apprendimento. Mostra anche la progressione che in qualche caso viene seguita da coloro che adottano le tecnologie nell’insegnamento. Si potrebbe argomentare e confutare l’appartenenza di una data attività ad un livello o ad un altro, ma il concetto più importante da mettere qui in evidenza riguarda il coinvolgimento degli studenti. Si potrebbe misurare la progressione dell’inserimento osservando il cambiamento di soggetto che pone le domande. Man mano ci si sposta nel continuum, la tecnologia diventa gradatamente più importante nella classe e allo stesso tempo diventa più invisibilmente intessuta alla richiesta di buon insegnamento e buon apprendimento.

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 Sin qui la traduzione. Mi consento qualche considerazione personale.
Trovo centrata l’analisi e la sua visualizzazione grafica. Forse migliorabili sono gli esempi delle possibili attivitá, soprattutto a livello “ridefinizione”. L’autore infatti cita la possibilità di creazione di un documentario video ritenendo evidentemente che si tratti di un qualcosa precedentemente non immaginabile. É vero sino ad un certo punto. Già in passato infatti era possibile pensare alla realizzazione di un supporto audiovisivo, seppure tradizionalmente “analogico”: certamente era piú difficile e costoso ma non impossibile. Ma c’è dell’altro, il discorso non si ferma alle differenze tecnologiche. Sin da quando abbiamo iniziato a domandarci dell’utilizzo pedagogico dei nuovi media ci siamo resi conto dell’ampliamento del concetto di “testo”: in questo senso assegnare lo svolgimento di un  tema o la realizzazione di un video non differiscono se non nel registro linguistico e nelle inevitabili differenze nelle competenze relative alla “scrittura”. Personalmente ho la sensazione che i compiti precedentemente non immaginabili non possano che riguardare l’interazione negli ambienti precedentemente inesistenti, ovvero il web 2.0 (sembra ormai una definizione abusata ma il suo utilizzo nelle scuole é ad oggi vergognosamente sottostimato) e i social network. Sono queste, credo, insieme ad altre che in questo momento non riesco o non possiamo immaginare, le aree cui rivolgere lo sguardo per trovare attività realmente innovative.
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Aggiungo il 19/09/2016 questa visualizzazione che mi pare interessante:

Autore: Carlo Columba

Nato (1956), cresciuto e vissuto a Palermo ma certamente non "palermitano doc", piuttosto mi sento pronto per un trasferimento in svizzera… Insegno elettronica negli istituti tecnici industriali ma provengo da esperienze di progettazione e produzione nel campo della multimedialità sequenziale e interattiva. Amante della natura e del silenzio da sempre coltivo la fotografia come personale e indispensabile autoterapia.