The art of learning

Mi ha fatto molto piacere leggere il post Stephen Heppell and Tate Modern: soprattutto l’affermazione

One of his themes was the need to change our learning spaces in schools in order to change the way pupils learn, and he led a fascinating discussion on this.

Da molti anni vado pensando a nuovi modelli di scuola, modelli capaci di rompere la cappa di apatia che incombe sui nostri alunni ogni qual volta si tratti di studiare . . . C’è poco da fare, non li teniamo più, ormai perdiamo i migliori e non riusciamo a recuperare i peggiori. Dovremmo diventare capaci di fare scuola in un modo del tutto diverso dall’attuale andare a scuola, magari buttando via i libri di testo, rompendo i limiti di contenuto e di tempo delle “materie” (orrenda parola), prendendo spunto da un romazo come da un dipinto.

Dovremmo vivere l’apprendimento.

Autore: Carlo Columba

Nato (1956), cresciuto e vissuto a Palermo ma certamente non "palermitano doc", piuttosto mi sento pronto per un trasferimento in svizzera… Insegno elettronica negli istituti tecnici industriali ma provengo da esperienze di progettazione e produzione nel campo della multimedialità sequenziale e interattiva. Amante della natura e del silenzio da sempre coltivo la fotografia come personale e indispensabile autoterapia.

5 pensieri riguardo “The art of learning”

  1. Pingback: Daily
  2. Sono d’accordo con te. In particolare (e mi piace citarti qui, nel tuo stesso blog) sono d’accordo quando dici che dovremmo fare scuola in modo del tutto diverso, buttando via i libri di testo, rompendo i limiti di contenuto e di tempo delle materie.
    Il nuovo modello di scuola a cui tu pensi potrebbe esistere già. Anzi, io credo che esista già, come modello (ed è tutt’altro che nuovo, a ben pensarci). Mi riferisco al metodo Montessori (che si estende dalla scuola per l’infanzia all’università, perlomeno nel disegno della studiosa), che sto studiando ormai da più di un anno. Mi limito qui a notare che nel metodo Montessori si tende a non usare i libri come strumento di apprendimento, ma supporti e attività diverse. Che le lezioni (ma la parola non è esatta…) sono progettate sempre come multidisciplinari e quasi mai come monodisciplinari. Che non esiste la campanella che segna il confine tra una lezione e l’altra: l’alunno concentrato in qualcosa non deve mai essere interrotto (può dedicarsi ad un problema di geometria per tutta la giornata, se lo desidera). Mi fermo qui.
    Che ne pensi?
    Un caro saluto (ti leggo da un po’, e ti ho anche citato, ma è la prima volta che lascio un commento).
    salvo menza

  3. Grazie Salvo, molto interessante quanto dici, soprattutto per me. La mia iniziale formazione è di tipo tecnico (laurea in ingegneria) e quindi certamente assai carente sul versante pedagogico e didattico. Sino ad ora avevo pensato che il metodo Montessori fosse un qualcosa di “antico”, una sorta di tentativo archiviato, ma in realtà non lo conosco per niente. Volendo leggere qualcosa in proposito, avresti qualche consiglio da darmi?

I commenti sono chiusi