Cambio pelle (e che sono… un serpente?)

Come dice Sam Shepard, l’avanzare dell’età ci dà la possibilità di fare quei cambiamenti che magari non siamo riusciti a compiere nel corso di tutta la precedente esistenza, di compiere qualche passo in una direzione diversa e nuova (vedi). Di essere un personaggio diverso, dice lui, da attore. Ma in qualche modo tutti quanti nella vita “recitiamo” , eventualmente a nostro personale uso e consumo. Capita a puntino perchè da qualche tempo ormai mi trovo a voler “cambiare pelle”: io sono sempre io, intendiamoci, ma da questo momento vorrei presentarmi in un modo diverso, un modo che sia meno stereotipato e più aderente a quella che (adesso) sento essere la mia intima natura. Basta, cambio pelle! Come? Voglio mettere in secondo piano alcune abitudini e interessi legati alle tecnologie informatiche, ai media, alle tecnologie didattiche, ai sistemi di rete e mettere invece in primo piano i miei interessi nel settore della fotografia artistica (passatemi la definizione anche se mi sta un po’ stretta). Voglio quindi farmi conoscere non più per quello che so fare e che so insegnare a fare ma piuttosto per quello che riesco ad esprimere in termini di bellezza ed emozione. In pratica: mettere in evidenza i miei lavori fotografici creando una certa continuità nei tempi di pubblicazione dei materiali; cercare contatti con altri fotografi e con curatori e galleristi; mettere in mostra alcune serie; creare, se possibile, degli “oggetti vendibili” (piccole pubblicazioni, stampe); partecipare a qualche concorso. Lo scopo? Bah…fondamentalmente: vivere! Facendo cose belle e interessanti.

Invito tutti a visitare il nuovo sito che ho creato a questo scopo e possibilmente a lasciare una valutazione dell’esperienza d’uso alla pagina: carlocolumbaphotography.cloud/il-tuo-parere-sul-sito/

Sin d’ora: grazie!

Esporre il lavoro

Ho pubblicato un articolo su Humansofsicily , ne riporto qui uno stralcio e il link all’articolo completo.

Abbiamo a lungo dibattuto tra noi di cosa dovesse esser parte del tema “humans” e di come svilupparlo. Di come realizzare le serie di foto, se privilegiare la scoperta oppure se lavorare e perfezionare a lungo un tema. Abbiamo riflettuto sulla natura e qualità dei risultati sino ad ora raggiunti, su quanto ci soddisfino o non ci soddisfino. Abbiamo riflettuto sul possibile dilettantismo che rischia di emergere dalle serie pubblicate e sul significato della parola “autorialità” che citiamo nel nostro manifesto. La lettura che, in questo periodo, sto facendo del piccolo, ma sostanzioso, “Cos’è l’arte?” di Joseph Beuys (qui la recensione) mi consente di estrarre qualche passaggio che mi sembra significativo.

L’arte contro il pessimismo?

Stamattina sfoglio il Venerdì della Repubblica di ieri (17 settembre) e vengo colpito subito dal fatto che dei quattro editoriali (rispettivamente di Bocca, Maltese, Ottone, Ceccarelli) ben tre sembrano essere ispirati ad un acuto e irrimediabile pessimismo. La sensazione è che le cose (l’informazione giornalistica, l’opportunismo dei servilisti . . .), in Italia, vanno male; che c’è – ci sarebbe – un urgente bisogno di cambiamento; ma, allo stesso tempo, che i cambiamenti non possono avvenire, se non, eventualmente, in tempi assai lunghi, nei tempi della storia. Il quarto editoriale è centrato sulla fotografia di Kerouac che riguarda il rotolo manoscritto di “On the road”: una boccata d’aria!

Non so se il fenomeno osservato è causato da un ormai generale pessimismo della ragione che non riesce più a scovare alcuna volontà sulla quale sperare in un minimo di ottimismo. Mi viene da pensare che in tempi come questi si (ri)scopre uno dei fondamentali pregi dell’opera artistica: il saper comunicare, magari anche non intenzionalmente, al di là dei livelli e dei condizionamenti culturali. Forse un piccolo antidoto contro il pessimismo?