Dottori di ricerca a scuola (!)

Continua sui giornali italiani la cattiva abitudine di dar spazio ad articoli sulla scuola scritti da persone che di scuola non hanno una specifica esperienza. Questa volta non posso non notare sul Sole 24 Ore Rivoluzionare la scuola – una proposta, titolo che mi suscita subito grandi speranze: finalmente qualcuno che ha capito che bisogna cambiare tutto, ho pensato. Invece la proposta è piuttosto modesta: coinvolgere in qualche modo i dottori di ricerca nella scuola… Detto così è davvero troppo vago: perchè proprio i dottori di ricerca? Si tratterebbe di coinvolgere i dottori di qualsiasi ambito disciplinare? E che c’entrerebbe un dottore in entomologia agraria nella elaborazione di un curricolo con tanto di metodi e strategie didattiche? Quali sarebbero i compiti, quali le modalità di coinvolgimento nelle strutture scolastiche? Le domande possibili sarebbero ancora assai numerose, ma tanto basta ad osservare l’esiguità della proposta.
Mi permetto qui di esortare l’autore dell’articolo ad una frequentazione di una serie di testi e di ambienti di informazione e dibattito di grande spessore, a partire ad esempio da “La testa ben fatta” di Morin, testo ispiratore dell’unica idea di reale cambiamento nella scuola italiana, soprattutto riguardo l’approccio disciplinare, certamente negli oltre venti anni di mio personale servizio ma, temo, anche da molto prima. E poi certamente consiglierei la frequentazione di insegnareonline, la rivista del Cidi – Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti.

Fotografia è poesia

Lo sostiene Frank Horvat: più che al campo delle arti visive la fotografia appartiene alla letteratura. È poesia e racconto. Lo si può sentire dalla sua voce nel podcast della puntata di A3 : Frank Horvat al Serravezza Fotografia

Una improvvisa illuminazione

Ho recentemente letto “Marha Quest” di Doris Lessing, libro che mi è molto piaciuto, ne consiglio senz’altro a tutti la lettura. Voglio qui annotare per me e condividere con tutti la presenza di un brano che descrive mirabilmente un vero e proprio fenomeno di illuminazione, per altro non cercato né perseguito, dalla giovane protagonista. Si tratta di una illuminazione innescata dal contatto diretto con la campagna e con la natura, piuttosto cruda nel suo svolgimento, profondamente essenziale. Al di là della maestria dell’autrice e dalla inusualità del fenomeno, mi ha fatto molto piacere ritrovare qualcosa nella quale profondamente credo, qualcosa che in me ha sempre provocato forti risonanze.
Qui di seguito il brano.

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Capita a tutti . . .

. . . di dir fesserie . . .
Questa volta c’è incappato Alessandro Baricco, autore che io per altro amo e apprezzo, uomo arguto, intelligente e affabulatore formidabile. Oggi ci fa scoprire su Repubblica l’esistenza di una fotografa “inconsapevole” se così si può dire, una straordinaria donna che per campare faceva la “tata” e per passione scattava foto per le strade della città (si veda www.vivianmaier.com e Vivian Maier (1926-2009). A Photographic Revelation per saperne di più sulla sua vita e sulle sue opere). Lo fa come al solito in modo estremamente interessante e accattivante, lo fa restituendo la magia della vita e l’importanza dell’opera della Maier. Peccato che sul finire dell’articolo si lasci così andare:

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Sinceramente non capisco in cosa possa consistere la “vigliaccheria del fotografare digitale”!

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“Roulettuino” a Palermoscienza 2014

Il corso “informatica” del Majorana di Palermo ha interpretato il tema dell’anno – probabilità – con due realizzazioni originali ispirate al mondo del gioco. Si tratta di un “gioco delle tre carte” sviluppato interamente in java e di una roulette elettronica basata sull’ormai famoso “arduino” (nella foto qui sotto un momento del montaggio). roulettuino1Si trattava di estrarre un numero casuale alla pressione di un bottone, azione che sostituisce il lancio della pallina; il numero estratto viene visualizzato da una roulette ove ad ogni numero corrisponde un led. Il programma sviluppato per arduino cura sia l’estrazione del numero casuale che l’animazione di accensione dei led che, con velocità descrescente, simula il moto della pallina. Un collegamento via usb ad un computer viene utilizzato per veicolare i numeri estratti ad un secondo programma (sviluppato questo in “processing”) addetto a fare le statistiche di uscita dei vari numeri e a viaualizzarla su un display.

Sia l’hardware che il software sono stati interamente realizzati dagli studenti del corso con la collaborazione dei docenti di elettronica e di informatica.

La documentazione del progetto viene qui rilasciata in licenza Creative Commons per quanti volessero ripeterlo ed eventualmente implementarne caratteristiche aggiuntive:

Roulettuino

 

Licenza Creative Commons
Roulettuino di Corso “Informatica” del majorana di Palermo è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

Edmodo

Utilizzo Edmodo in classe ormai da diversi anni e sono davvero soddisfatto di quanto mi consente di fare. Lo uso per pubblicare le “lavagnate” delle spiegazioni, sia provenienti da lim che da semplice gessetto, per condividere link interessanti, fornire materiali in pdf o altro. Mi sento davvero di poterne consigliare l’utilizzo a tutti i colleghi. Per chi avesse bisogno di una buona introduzione ecco una presentazione delle diverse funzionalità creata da Laura Antichi:

Logaritmi e sveglie appese al collo

E così anche Odifreddi ha perso oggi una buona occasione per tacere! E lo fa nel peggiore dei modi: aderendo alla pratica della inutile lamentazione. Nel suo articoletto su R2 esprime disappunto per la disabitudine ad usare i logaritmi, sostituiti, a suo dire, dal computer. A parte il fatto che non è vero, semmai è la raccolta delle tavole dei logaritmi ad essere stata sostituita dal computer, cioè il modo di calcolo e non il logaritmo come strumento, non si accorge che la stragrande maggioranza dei suoi lettori, in questa italia ancora così fortemente crociana e gentiliana, non è in grado, per ignoranza, di comprendere “l’estetica logaritmica” invocata. E volendo prescindere anche da questa cruciale mancanza di valutazione, fa veramente un gioco offensivo (anche del selvaggio):

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Tra l’altro tutta la sua posizione è del tutto inutile: nemmeno lui stesso lascerà la calcolatrice per tornare al regolo! Molto più intelligente sarebbe invece domandarsi come trarre vantaggio dalla situazione che si è venuta a creare: maggiore velocità, maggiore precisione, maggiore economicità, etc. Forse minore consapevolezza, questo si. Allora sforziamoci di crearla, questa consapevolezza, tirare in basso certo non serve.

In memoria

Senza retorica dedico un pensiero ad Alessandra Siragusa. Da piú parti se ne sta scrivendo molto meglio di quanto io sia capace di fare e con molta maggiore cognizione di causa. Mi limito ad un pensiero affettuoso, a registrare come proprio questa – la manifestazione affettuosa- sia la cifra che ho letto nei volti delle persone incontrate durante la visita alla camera ardente. Da oggi a Palermo siamo tutti un po’ più soli.
Accendo virtualmente una fiammella celebrativa.

Tutto può cambiare

20131105-234045.jpgEro un po’ perplesso, questo è il primo libro di Tropper per me, pensavo più che altro ad un americanaccio giusto per passare il tempo, una lettura scorrevole senza pretese. E infatti è così: scorrevole e senza pretese eppure qualcosa- oserei dire finalmente- qualcosa di nuovo questo libro e il suo autore riescono a dirlo. Non è tanto della storia che si tratta. Nè, tanto meno, della prosa, giusto scorrevole e lineare. Piuttosto il personaggio, un giovane, ma non più tanto, uomo col suo portato di voglie scoperecce e di difficoltà a decidere, di affrontare i pur necessari cambiamenti della sua vita. Uno che non è nemmeno un poco di buono. Uno, però, che sembra in qualche modo affrontare il cambiamento “antropologico” del maschio contemporaneo: non eroe, non lavoratore, non modello virile nè nel bene nè nel male. Accogliente, invece, accudente, “materno” , si potrebbe dire, se non ci fosse il rischio di fraintendimenti. Insomma finalmente un maschio ed un uomo non più letterari e stereotipici, un uomo tenero e attivo.

Incompetenza

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Nonostante le personali scaltrezze siamo un popolo che non sa piú fare nulla, o quasi. Attenzione, uso l’espressione “non sa fare” e non “non sa” , proprio ad indicare quello che ormai sotto gli occhi di tutti è un gigantesco problema di gap di competenza. Lo sperimentiamo tutti i giorni: se andiamo in un ufficio pubblico per una pratica nessuno ci sa dire, esattamente, quale debba essere il suo iter; se, sul lavoro, ci rivolgiamo al nostro dirigente, rischiamo davvero di rimanere delusi; nell’ambito della scuola, quello che conosco meglio, non si può certo dire che noi prof conosciamo davvero le norme stesse che regolano la vita scolastica. Oppure magari sappiamo tutto dei classici greci o dell’informatica, ma sconosciamo metodi, tecniche e sistemi di insegnamento che pure dovrebbero essere il nostro pane quotidiano. E, se mi capita di parlare con giovani dei paesi di un territorio a parco naturale, mi rendo subito conto che non hanno la più pallida idea di come cominciare a pensare uno sviluppo ed una attività economica che si fondi sulle peculiarità del loro territorio. Così è in tutti campi (non sarebbe vano toccare anche l’ambito delle nostre rappresentanze parlamentari, sempre rimamendo nell’ambito scolastico non posso che riportare le drammatiche evidenze di incompetenza di tutti gli ultimi ministri. Al di là delle loro intenzioni, ascoltare un loro intervento significa avere subito chiarissimo che non hanno la più pallida, lontanissima, idea di cosa stanno patlando…), inutile dilungarsi con ulteriori esempi: molte competenze sono scomparse con le persone che le esercitavano, altre sono diventate obsolete. Ne servirebbero di nuove, idonee ad affrontare le attuali esigenze economiche e il particolare momento sociale. Insisto, non si tratta (solo) di “saperi”! In questo la scuola ancora qualcosa riesce a fare! Si tratta di come usarli, questi saperi, come “fare sistema” in modo virtuoso, quali criteri, quali ideali, quali metodi prediligere per il loro utilizzo in casi concreti, i momenti nei quali dai saperi si passa alle realizzazioni e ai ritorni economici. I risultati dell’indagine qui sopra riportati dunque non mi sorprendono per niente.
Un contributo a queste riflessioni, l’ho recentemente trovato nell’intervento di Baricco a Firenze, in occasione della Repubblica delle Idee, intervento ricco di spunti, il primo dei quali riguarda proprio la “educazione”, ma intesa in senso lato di “formazione”.

Questo l’intervento:
http://video.repubblica.it/dossier/repubblica-delle-idee-2013/rep-idee-baricco-le-parole-da-cui-ricominciare–tutta-la-lezione/130954/129460

http://flv.kataweb.it/player/v4/player/player_v1a.swf