La Classe

Spinto da molte entusiastiche recensioni sia del film che del romanzo originale, ho visto, ieri sera, “La Classe”.

Film fatto bene, senza ombra di dubbio. Sicuramente deve essere costato molto lavoro e il risultato si vede soprattutto nell’atteggiamento dei ragazzi in classe, atteggiamento che in nessun momento assume l’aspetto di finzione cinematografica e nella scelta del vocabolario e del linguaggio giovanile, perfetti direi, anche nella trasposizione in lingua italiana.

Per quanto mi riguarda il film finisce qui! Per il resto l’ho trovato complessivamente noioso ed inutilmente lungo: dal punto di vista della narrazione cinematografica non accade nulla, o quasi. La descrizione della vita all’interno della classe mi ha dato l’impressione più della “fotografia” che della “vicenda”. Nel finale c’è un tentativo di far accadere qualcosa, qualcosa che faccia scoprire una sorta di profondità nascosta perfino in questi difficili adolescenti: ma il tentativo è goffamente condotto, lo spettatore per niente sedotto dalla scoperta della ragazzina de “La Repubblica” di Platone. E si rimane perplessi per il dialogo finale tra il prof e la ragazza che, all’ultimo giorno di lezioni, una volta usciti tutti i compagni, si avvicina al docente per confidargli che lei non ha imparato nulla e che non vorrà continuare gli studi: decisamente fiacco.

Ma ciò che mi ha addirittura infastidito è stato l’atteggiamento del prof, improntato alla stessa stentorea polemica di quello degli alunni e soprattutto delle alunne: davvero antipatico! E poi dà proprio l’impressione di essere costantemente in imbarazzo, durante l’intero anno scolastico! Beh  . . . che dire, qualsiasi classe diventa problematica in queste condizioni! Almeno questa è la mia esperienza: i ragazzi vanno “sentiti” e il comportamento da adottare in classe dipende istante per istante dalla capacità di stare in mezzo a loro, di stare dalla loro parte ma, allo stesso tempo, fare il professore, essere l’adulto di riferimento, fornire le idee giuste nei momenti giusti. Il professore di francese del film sembra invece costantemente spiazzato dal non riuscire a svegliare l’interesse degli allievi per mezzo delle sole argomentazioni logiche e razionali. L’unico momento di deroga si trasforma in un errore, banale errore di relazione, errore grave perché compiuto da un adulto verso un adolescente, da un docente verso un allievo, da un uomo verso una donna. Insomma, un prof veramente disastroso al quale non esiterei a consigliare di cambiare mestiere!

Autore: Carlo Columba

Nato (1956), cresciuto e vissuto a Palermo ma certamente non "palermitano doc", piuttosto mi sento pronto per un trasferimento in svizzera… Insegno elettronica negli istituti tecnici industriali ma provengo da esperienze di progettazione e produzione nel campo della multimedialità sequenziale e interattiva. Amante della natura e del silenzio da sempre coltivo la fotografia come personale e indispensabile autoterapia.