Come consumatori possiamo combattere gli incendi in Siberia?

Tempo d’estate, tempo di allarmi giornalistici sulle emergenze ambientali del pianeta. Già questo basta ad innervosirmi! Però non è delle dinamiche dell’informazione che voglio parlare in questo post, piuttosto ne prenderò spunto per riprendere un pensiero che ormai mi è diventato ricorrente. Ma andiamo con ordine.

Leggo da più parti della gravità degli incendi in Siberia. Abituati a considerare l’Amazzonia come l’ultimo grosso polmone del pianeta, difficilmente consideriamo i boschi di questa sterminata regione, eppure pare che gli incendi che li hanno interessati hanno quest’anno sollevato fumi e polveri arrivati fino al continente americano e sono risultati responsabili, tra l’altro, della fine repentina dell’estate in alcune regioni asiatiche.

Le cause di questo incremento sono ovviamente molteplici: probabilmente il cambiamento climatico generale ha avuto un certo peso (vedi: Climate Change Threatens Siberian Forests ) ; certamente sono aumentati gli incendi dolosi, pare a causa della convenienza di ottenere per questa via ingenti quantità di legnami pregiati da vendere ( vedi ad esempio articolo su repubblica.it ).

E qua arriva finalmente la mia riflessione. Negli ultimi anni ho visto arrivare sul mercato notevoli quantità di mobili di legno massiccio. Non compensati o tamburati, nè – orrore – truciolati, bensì veri mobili di veri legni pregiati, teak in testa! Per di più a prezzi veramente abbordabili . . . La cosa mi è stata subito sospetta: ma come – pensavo – i mobili in teak erano costosi già negli anni 60, quando le foreste erano ancora considerate una sorta di giacimento da sfruttare liberamente, com’è possibile che siano diminuiti di prezzo nonostante l’incremento di domanda del mercato e una certa (sia pure insufficiente) politica di tutela delle risorse naturali? Le volte che ho manifestato questa domanda mi è stato risposto che si trattava di legni provenienti dalle Filippine ove si trovano in abbondanza e a buon mercato. Sarà . . . ma basta consultare wikipedia per scoprire che il teak, in quella regione è un albero in estinzione!!

Non sono in grado di ricostruire la provenienza di questi legni, ma sono certo che, se sono legni ricavati direttamente dalle risorse naturali, non dovrebbe essere consentito il loro commercio! No, non sono impazzito, anche a me piacciono i mobili di legno, come potrebbe essere altrimenti! Quello che voglio affermare è che si dovrebbe incoraggiare una sorta di autocoscienza del consumatore, un pò come già successo per le pellicce di animali selvatici il cui uso è diventato ormai piuttosto immorale e disdicevole. Dovremmo allora cercare di limitare (magari abolire) i consumi di legni provenienti dalle foreste naturali, magari promuovendo il commercio di legni, anche pregiati, ma certamente provenienti da attività di arboricoltura e silvicoltura eco-compatibili, magari pretendendo una sorta di “bollino” che certifichi la provenienza dei legni dei vari mobili. In alternativa, perchè no, il truciolato andrebbe benissimo, ci sono fior fiore di aziende italiane che producono ottimi mobili in truciolato . . . .

Insomma la mia idea è che il controllo su certe dinamiche di mercato che hanno grosse ripercussione sull’ambiente dovrebbe essere esercitato direttamente dal consumatore per mezzo della sua enorme possibilità di orientare i suoi stessi consumi. Se il numero di acquirenti di una certa merce, ad esempio i legni pregiati “selvatici”, scende al di sotto del livello di convenienza per la catena di produzione e distribuzione, si può essere ccerti che quel commercio, quello sfruttamento, avranno termine.

Siamo troppi e consumiamo troppo per poterci ancora consentire semplici prelievi in natura!

Autore: Carlo Columba

Nato (1956), cresciuto e vissuto a Palermo ma certamente non "palermitano doc", piuttosto mi sento pronto per un trasferimento in svizzera… Insegno elettronica negli istituti tecnici industriali ma provengo da esperienze di progettazione e produzione nel campo della multimedialità sequenziale e interattiva. Amante della natura e del silenzio da sempre coltivo la fotografia come personale e indispensabile autoterapia.

Un commento su “Come consumatori possiamo combattere gli incendi in Siberia?”

  1. Io, che aderisco al Manifesto de Movimento per la Decrescita Felice (http://www.unmondopossibile.net/articolo/art0076.htm), non posso che essere d’accordo con quanto l’amico Carlo scrive.
    Tutto si costruisce nei piccoli gesti quotidiani. Non bere acqua in bottiglie ( a meno che tu non sia nel deserto), rifiutare i sacchetti di plastica nei negozi, comprare da produttori locali le zucchine…

    Ma, un attimo!

    Cosa leggono le mie fosche pupille accanto all’articolo?

    Un bel annuncio Google che pubblicizza la rivendita di Teak e altri legni pregiati!

    Gli automatismi semantici di Google (io odio i software intelligenti!) possono portare a risultati imprevedibili. Pensa a scrivere un articolo contro gli OGM e trovarti la pubblicità Monsanto sulla pagina…

    Se si fa un patto (monetario) con Google ti esponi comunque a certi tipi di incidenti.

    Bisognerebbe rifiutare “ab ovo” verti meccanismi, ma è così difficile rimanere puri nel 3° millennio pieno di ciber-tentazioni e per tre denari ci si vende volentieri.

    Ah, Carlo Carlo, lo so ben io, che pecco ogni giorno sui miei siti, dunque come posso scagliare la prima pietra?

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