Flipped classroom – le attività in classe

Terza ed ultima puntata della piccola serie di post iniziata con Flipped classroom e flipped textbook: la scuola al contrario?Ragionando su un possibile “flipped book”. Proverò adesso a delineare quali potrebbero essere le attività da proporre ai ragazzi in classe.

Supponiamo, giusto per comodità, e riferendoci al post precedente, di avere assegnato ai ragazzi lo studio dei materiali relativi all’amplificatore audio per PC (vedi). Lo abbiamo fatto introducendo il tema in classe ma sostanzialmente rimandandoli alla lettura dei materiali appositamente preparati: il capitolo del “flipped textbook” e gli eventuali altri materiali on e offline. Una volta che i ragazzi abbiano fatto questo si tratterà, in classe, di affrontare la parte forse più consistente dell’intero processo di apprendimento e cioè:

  • fornire chiarimenti rispetto ai “passaggi difficili”;
  • attivare il processo di rielaborazione delle conoscenze in modo da procurare il raggiungimento delle desiderate abilità e competenze;
  • effettuare la necessaria valutazione formativa
  • effettuare la valutazione sommativa.

Provo a delineare alcuni possibili attività utili a questo scopo.

Titolo : Panoramica sui prodotti in commercio.

Svolgimento

Si fornisce agli alunni una raccolta di indirizzi di siti opportunamente selezionati per trovare le informazioni commerciali (prezzi, disponibilità) e le caratteristiche tecniche (dimensioni, peso, risposta in frequenza, potenza, etc). Le informazioni vengono raccolte su di una apposita tabella (può essere cartacea, ma meglio se digitale e compilabile in modalità collaborativa) concepita per effettuare il confronto tra le caratteristiche dei diversi modelli. Infine si chiede agli studenti di elaborare un documento ragionato che esprima la convenienza di un modello rispetto ad un altro in dipendenza delle possibili situazioni d’uso (personale, di aula, portatile, alta fedeltà, etc). La natura del documento può essere ulteriore oggetto di scelta e coinvolgere eventualmente anche discipline differenti ( italiano, inglese…): si può ad esempio dare ai ragazzi il compito di scrivere un intervento per il proprio blog, come se si trattasse ad esempio di una rubrica di una rivista specializzata. Il titolo potrebbe essere: “Quale amplificatore per quali usi”. Oppure si potrebbe proporre una relazione tecnica che serva in una azienda per effettuare un acquisto.

Attrezzature necessarie

  • computer o tablet collegati in rete con accesso internet
  • proiettore o lim per visualizzare collettivamente la tabella anche durante il processo di completamento
  • avere attivato uno o più blog oppure avere accesso ai google docs o a un wiki, etc

Titolo: Realizzazione dello schema a blocchi del sistema

Svolgimento

La realizzazione dello schema a blocchi ha una grande utilità per meglio cogliere le relazioni funzionali e di dipendenza delle varie parti del dispositivo. Può essere realizzato su carta o sulla LIM ( magari facendo intervenire direttamente gli alunni ) oppure si può utilizzare un ambiente collaborativo dedicato ( ad esempio cacoo.com).

Attrezzature necessarie

Non è obbligatorio arrivare a pubblicare qualcosa in rete, ma la presenza di lim e di dispositivi con accesso ad internet è sicuramente un valore aggiunto.

Titolo: Progettiamo e realizziamo un alimentatore stabilizzato

Svolgimento

A partire da una serie di schemi e di riferimenti bibliositografici relativi ai componenti utilizzabili e alle relative specifiche tecniche si chiede ai ragazzi di elaborare delle ipotesi di circuito elettrico e di testarne il funzionamento mediante software di simulazione elettronica. Il processo potrebbe richiedere fasi cicliche di aggiustamenti successivi. Una volta soddisfatti del risultato ottenuto con la simulazione si può procedere al montaggio materiale su basetta sperimentale o su circuito stampato. Volendo approfondire ulteriormente vi è la possibilità di condurre una serie di misure sul circuito fisico ed un confronto con le stesse misure sul circuito della simulazione sw; l’analisi critica delle differenze potrebbe avere valore estremamente professionalizzante. Un naturale completamento dell’attività potrebbe essere la realizzazione della documentazione di progetto: ad esempio un manuale d’uso di tipo cartaceo o una pagina web, una presentazione, etc.

Attrezzature necessarie

  • Computer o tablet con software di simulazione
  • laboratorio classico di elettronica
  • software di editing e publishing per la documentazione

In maniera del tutto analoga al punto precedente le attività: Progettiamo e realizziamo un amplificatore audio e Progettiamo e realizziamo un controllo dei toni.

Non mi pare il caso di dilungarmi in questa sede sulla didattica dell’elettronica, anzi, chiedo scusa se la natura degli esempi portati potrà essere sembrata assai poco familiare. D’altro canto mi sarebbe sembrato indelicato voler portare esempi per discipline che non sono le mie. Mi auguro comunque di essere riuscito a “rendere l’idea” di una metodologia potenzialmente utile a coniugare le diverse necessità e opportunità che a scuola affrontiamo ogni giorno: dover motivare gli alunni, migliorare l’efficienza del processo di insegnamento-apprendimento, cogliere le opportunità della tecnologia, sfruttare metodi e modelli innovativi e comunicativi.

Post precedenti: Flipped classroom e flipped textbook: la scuola al contrario?Ragionando su un possibile “flipped book”

Ragionando su un possibile “flipped book”

Per continuare la riflessione sulla flipped classroom e soprattutto sul flipped textbook, proverò adesso a concepire in questa logica un possibile “capitolo” di libro di testo della disciplina che insegno (elettronica)  e qualche attività da svolgere in classe con gli alunni.

Supponiamo di volere descrivere come è fatto e come, anche artigianalmente sia possibile realizzare, un piccolo apparato molto diffuso: un amplificatore audio da collegare al computer o al lettore mp3.

Volendo ragionare in termini di conoscenze – abilità – competenze potremmo dire che:

  • le conoscenze sono quelle relative agli schemi elettrici adottabili e ai componenti commerciali disponibili;
  • le abilità sono quelle relative alla ricerca dei materiali, dei componenti, la comprensione delle specifiche, la descrizione delle funzionalità;
  • le competenze sono quelle sintetiche di progetto, di realizzazione pratica in laboratorio, di preparazione di materiali illustrativi.

I relativi contenuti sono tra quelli classicamente trattati nelle classi quarte, in special modo gli amplificatori audio realizzati con amplificatori operazionali e gli alimentatori stabilizzati.

Comincio la riflessione con l’elaborazione di una piccola mappa concettuale che mi serve a mettere in evidenza la composizione del sistema nelle sue diverse componenti. In verde ho indicato il dettaglio della componente elettronica.

Ogni nodo della mappa potrebbe a questo punto essere tradotto in un paragrafo o in un capitolo del testo di riferimento, non escludendo, ovviamente, eventuali riferimenti esterni a materiali on line (i modelli commerciali ad esempio).
Se ne deduce questo possibile sommario:

  • AMPLIFICATORE AUDIO PER PC
    • esempi commerciali
    • composizione
      • contenitore
      • cavi e spinotti
      • altoparlanti
    • l’elettronica
      • alimentatore stabilizzato
      • amplificatore
      • regolazione dei toni

Nella descrizione dell’elettronica ho volutamente omesso i dettagli dei sottotemi per non essere prolisso e pedante.

Gli obiettivi formativi perseguibili sono tra i seguenti:

  • descrizione del sistema e delle sue funzionalità
  • conoscenza di alcuni amplificatori integrati facilmente reperibili, capacità di lettura delle specifiche tecniche, conoscenza orientativa dei prezzi e dei paesi di provenienza
  • riproduzione e descrizione dello schema elettrico dei più comuni amplificatori con operazionali
  • progettazione di un semplice amplificatore audio con operazionale
  • conoscenza degli integrati più diffusi per la realizzazione di amplificatori audio di piccola potenza
  • descrizione e spiegazione del funzionamento degli schemi elettrici usabili con amplificatore audio integrato
  • etc etc

A questo punto non dovrebbe essere difficile dare avvio alla scrittura vera e propria senza dimenticare:

  • la contestualizzazione di ogni elemento della trattatazione  e il riferimento continuo agli specifici obiettivi;
  • di tenere a bada la tentazione e la tradizione della “trattazione completa ed esaustiva”;
  • che ogni elemento della trattazione deve poter dare luogo ad una esperienza o deve comunque potersi riferire ad una esperienza da proporre agli alunni.

In questa riflessione posto non marginale assumono le considerazioni relative alle modalità di scrittura del testo stesso in quanto appare subito chiaro che:

  • vengono meno le necessità di completezza: i diversi temi possono essere scritti e proposti in tempi diversi, eventualmente stratificandosi e arricchendosi negli anni;
  • la scrittura dello stesso testo può essere eseguita anche da diversi docenti con modalità efficacemente cooperative e collaborative.

Entrambi i punti ci inducono inoltre a ritenere che il necessario sforzo produttivo sia affrontabile anche da docenti non classicamente “autori” di testi scolastici.

Nel prossimo post cercherò di delineare quali potrebbero essere le attività da proporre agli alunni per il lavoro in classe.

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Flipped classroom e flipped textbook: la scuola al contrario?

Mi sta sembrando molto interessante la lettura degli interventi sui siti http://flippedtextbook.com/http://coredogs.com/article/tale-two-students . L’idea che vi sta alla base è quella di invertire il tradizionale flusso delle attività di insegnamento-apprendimento ovvero: il docente “eroga” la sua lezione, per lo più in formato frontale, e assegna dei compiti; il discente, da solo, in orario post-lezione, legge il libro ed esegue gli esercizi. Nella “flipped classroom” accade invece l’inverso: gli studenti “studiano a casa” la lezione che il discente ha assegnato ( e per la quale ha preparato una opportuna e idonea raccolta di materiali), in classe si eseguono gli esercizi o comunque i “compiti”. In tal modo il tempo-docente viene adoperato per la fase di lavoro probabilmente più critica: l’esemplificazione delle attività, i chiarimenti, il supporto alla comprensione individuale. Tale approccio mi sembra ben espresso dalla figura:

schematizzazione del metodo della flipped classroom

La progettazione è tutta incentrata sugli “outcomes” ovvero i risultati di apprendimento espressi in “what students can do”, cosa gli studenti devono sapere fare. Per imparare  fare bisogna condurre ed esporsi a delle esperienze, cioè quell’insieme di attività che gli studenti fanno per imparare. Le esperienze vengono generate e proposte dalla progettazione didattica del docente e da un insieme di risorse tra le quali vi sono anche i libri di testo. E’ immediatamente avvertibile in questa esemplificazione la curvatura sul “fare” piuttosto che sul “sapere”: un approccio molto vicino a quello che si sta introducendo nella scuola italiana, mi riferisco alla didattica per abilità e competenze. Inoltre si nota l’accento sulla progettazione e sulla presenza di un insieme di risorse. Manca la centralità del libro di testo, dell’ipse dixit disciplinare da ripetere più o meno a memoria.

La conseguenza pratica di questo tipo di approccio relativamente alla scelta delle risorse e all’eventuale dedicato libro di testo conduce alla progettazione e realizzazione di testi scolastici affatto differenti da quelli tradizionali. L’esempio portato da Coredogs (si tratta di un corso per web developer) mi sembra molto calzante: mentre l’approccio tradizionale prevede un indice (e quindi una trattazione)  centrata sulle differenti tecnologie disponibili per costruire un sito web (html, css, php, etc…), l’approccio “flipped” prevede un indice che elenca una serie di azioni (realizzare una pagina web di solo testo, creare una pagina con link ipertestuali, etc ). Una delle conseguenze immediate è che il secondo indice non contiene parole sconosciute ed è immediatamente comprensibile; il primo invece contiene un elenco di tecnologie delle quali lo studente non conosce ancora nemmeno il glossario. Nell’indice flipped le “azioni” elencate sono immediatamente intraprendibili, motivano immediatamente al “fare”; nello sviluppo del testo le conoscenze necessarie e il supporto alla comprensione vengono strettamente contestualizzati. Ne risulta un modo di procedere assai più efficace e motivante: lo studente è consapevole, momento per momento, del perché diventi necessario apprendere certe cose, l’obiettivo è sempre lì a portata di mano. Vengono evitate quelle lunghissime fasi “propedeutiche” che fanno pensare agli studenti “ma a che mi serve sapere questa cosa?”

Non mi sentirei di affermare che questo è l’approccio vincente per tutte le diverse discipline, ma per quelle che trattano di tecniche e di tecnologie mi sembra proprio di sì. Soprattutto pensando alla mole crescente di conoscenze nei campi come l’informatica o l’elettronica diventa chiaro come risulti sempre più difficile un approccio “che getti le basi” partendo dal basso, dalle origini storiche e concettuali della materia da apprendere. Si rischia di non arrivare mai alla meta prefissata. Meglio un approccio che “parta dalla fine”, che metta al centro dell’attenzione dell’allievo il prodotto o il processo finito, stimolando in tal modo la curiosità e la voglia di andare avanti.

Continua con:

Ragionando su un possibile “flipped book”
Flipped classroom – le attività in classe

Istituti Tecnici – Le “indicazioni” per il secondo biennio e il quinto anno

Finalmente rese disponibili con Direttiva 16 gennaio 2012, n. 4 (vedi http://www.edscuola.eu/wordpress/?p=8347) . Si tratta ora di vedere che accoglienza avranno tra i docenti della scuola . . . Ho letto con interesse, oltre alle schede relative alla mia materia di insegnamento, le “linee guida”  che ne spiegano finalità e struttura: ne riporto qui alcuni passaggi che mi sono sembrati particolarmente interessanti (il grassetto è mio).

In continuità con le Linee Guida relative al primo biennio, il documento non si pone come un prescrittivo “programma ministeriale”, ma vuole costituire un sostegno all’autonomia delle istituzioni scolastiche, per un’adeguata definizione del piano dell’offerta formativa e una efficace organizzazione del curricolo. In quest’ottica, i contenuti curriculari espressi vanno intesi come unabase di riferimento per la programmazione didattica di istituto, di classe e di insegnamento; essevanno, pertanto, assunte come punto di partenza per una approfondita riflessione da parte di tutti gli operatori interessati.

Viene qui ribadito qualcosa che sia molti colleghi che la maggior parte delle famiglie avrebbero già dovuto sapere da anni: non esiste, non deve esistere più la “lista dei contenuti” impartita dal Ministero! Piuttosto si tratta di costruire un curricolo che preveda lo sviluppo di competenze: scolastiche prima, professionali poi.

. . . ciò che connota gli Istituti Tecnici è l’obiettivo di far acquisire la padronanza di competenze scientifiche e tecnologiche che consentano al diplomato tecnico di interpretare, partecipare, gestire e coordinare processi produttivi caratterizzati da innovazioni continue, anche in una prospettiva di sviluppo. Gli Istituti Tecnici, quindi, si propongono di fornire allo studente una solida base culturale e, nel contempo, una specializzazione attraverso l’approfondimento, disciplinare e interdisciplinare, delle tecnologie e delle competenze scientifiche ad esse collegate, che gli permettano non solo di intervenire nei processi in atto ma anche di sviluppare le capacità creative e progettuali necessarie ad intercettare e presidiare l’innovazione.

Si esprime qui una visione molto “alta” del diplomato. Mi sembra importante lo sforzo di coniugare la crescita personale, la formazione culturale, la formazione professionale.

La risposta ai problemi di cambiamento della Scuola del secondo ciclo non risiede nella riproposizione dell’egemonia della cultura umanistica o di quella della cultura scientifica e tecnologica. I momenti più alti del “genio italiano” sono infatti avvenuti nell’intreccio dei saperi e nella loro feconda integrazione.

Mi pare sia un esplicito invito ad abbandonare una volta per tutte la visione crociana della cultura.

Il miglioramento della qualità dell’offerta di istruzione e formazione si realizza, inoltre, con l’adozione di metodologie didattiche innovative – altro punto chiave della Raccomandazione europea – fondate sia sull’ampio uso delle tecnologie informatiche (IT), sia sulla valorizzazione del metodo scientifico e dell’approccio laboratoriale, diffuso non solo alle discipline tecnologiche, ma a tutte le discipline del curricolo. Si fa riferimento, in particolare, all’utilizzo di aule attrezzate con la lavagna interattiva multimediale (LIM), che consente di gestire l’attività didattica in modo più efficace e funzionale ad una partecipazione “attiva” degli studenti; o, ancor più, ad una didattica laboratoriale, non legata ad uno specifico luogo fisico, attraverso la quale lo studente è chiamato ad affrontare le diverse problematiche disciplinari con metodologie di tipo induttivo, improntate alla pedagogia collaborativa del compito condiviso e del progetto che lo rendono protagonista degli apprendimenti. Per una trattazione più ampia di questo approccio si rimanda alle Linee Guida del primo biennio. Queste metodologie coinvolgono attivamente gli studenti nell’analisi e nella risoluzione di problemi, mobilitano l’insieme delle loro risorse e aiutano a far cogliere l’interdipendenza tra dimensione teorica e dimensione operativa delle conoscenze, fino a costruire dei saperi di tipo professionale.

Viene qua affermato un principio fondamentale: è necessario fare innovazione didattica. Vero che il testo si sbilancia a favore della LIM, cosa che sarà causa di infinite polemiche e resistenze, però bisogna pur affermare che fare didattica significa necessariamente “fare ricerca didattica”. Questo mi pare il senso della dimensione laboratoriale, che non vuol dire che bisogna fare lezione di volta in volta nel laboratorio di informatica o di elettronica o di matematica o  . . . . Piuttosto si tratta di una dimensione nella quale la classe si mette al lavoro su un tema, su un progetto, una realizzazione, un qualcosa che veda docenti e studenti lavorare insieme, collaborare, anche rischiando degli insuccessi, per il raggiungimento di un certo obiettivo. Questo è uno dei punti più delicati, sarà per questo necessario che il Ministero preveda, nelle misure di accompagnamento, anche delle iniziative rivolte alla motivazione e all’aggiornamento professionale dei docenti.

Nel secondo biennio, gli aspetti scientifici, economico-giuridici, tecnologici e tecnici sviluppati dalle discipline d’indirizzo assumono le connotazioni specifiche relative al settore di riferimento in una “dimensione politecnica”. Le discipline, nell’interazione tra le loro peculiarità,promuovono l’acquisizione progressiva delle abilità e competenze professionali. L’adozione di metodologie condivise, l’evidenziazione del comune metodo scientifico di riferimento, l’attenzione ai modelli e ai linguaggi specifici, il ricorso al ‘laboratorio’ come spazio elettivo per condurre esperienze di individuazione e risoluzione di problemi, contribuiscono a far cogliere la concreta interdipendenza tra scienza, tecnologia e tecniche operative in un quadro unitario della conoscenza.(Cfr. Regolamento art. 5, comma 2, lettera e).
Mi sembra qua di percepire l’eco del pensiero di Morin (la “testa ben fatta”) che era stato l’ispiratore di una consistente parte del’operato del ministero ai tempi di Fioroni: personalmente lo vivo favorevolmente.
Per concludere: le “Linee Guida” mi sembrano, correttamente, “volare molto in alto”. Negli ultimi anni l’Istruzione Tecnica in Italia ha perduto gran parte della sua connotazione e identità e di conseguenza ha perso moltissimi iscritti: se non saremo capaci di rilanciarne l’importanza e il ruolo saremo certamente corresponsabili del suo declino.  Mi auguro che ci sia da parte di tutti i componenti del sistema la voglia, la volontà, la forza di fare in modo che al cambiamento istituzionale corrisponda la capacità di innescare un percorso virtuoso. Mi auguro, davvero fortemente, di non dovere assistere al perdurare degli atteggiamenti  capaci di trasformare qualsiasi cosa nell’ennesima “occasione perduta”!

Docente-autore: una difficoltá

Leggo ne “Adottare l’elearning a scuola” di roberto Maragliano:

… nella rete, in misura assai più pronunciata di come questo avviene nel mondo fisico, il docente è anche autore, in quanto comunica con gli allievi tramite scrittura e/o registrazione audio/video. Autore può esserlo in misura elevata come in misura minima, a seconda del modello didattico cui fa riferimento, cioè se è molto o poco attivo in rete, ma non potrà mai considerare se stesso come semplice docente che fa lezione: sarà sì docente ma anche autore, in quanto lascerà traccia scritta o video/audio registrata della sua azione, in quanto si sarà fatto “testo”. E così il docente che adotta l’e-learning adotta se stesso anche come autore.

Mi sembra si possa qui individuare uno dei motivi di difficoltà che l’introduzione dell’elearning incontra nella scuola. La considerazione è di stampo pessimistico, mi sento però di farla per lunga esperienza diretta con i colleghi: la maggior parte non è affatto contento di una simile prospettiva. Molti addirittura la vedono come fumo negli occhi, un pò per pigrizia, un molto per non esporsi a possibili critiche, non esporre al giudizio pubblico la propria (in)competenza professionale.
Brutto ma vero.

AI – Stanford

Ha oggi inizio il primo corso on line “Intelligenza Artificiale” erogato da Stanford. Gratuito e per grandissimi numeri prevede due possibili percorsi, con e senza esami, a seconda che si voglia o meno ottenere il riconoscimento del titolo.
L’iniziativa, anche per il prestigio dei docenti, è sicuramente di grandissimo livello e costitusce una bellissima opportunità non solo per gli studenti ma anche per i semplici curiosi da tutte le parti del mondo.
La didattica è però centrata su dinamiche del tutto tradizionali: lezioni frontali erogate dai docenti per mezzo di video e test di valutazione di tipo automatico. È previsto un forum per i partecipanti ma l’asse portante delle interazioni parte dai docenti e ad essi quasi esclusivamente è previsto che ritorni. Siamo, ma è solo una mia impressione, piuttosto lontani sia dall’approccio collaborativo sia da quello connettivista adottato dai “Mooc” canadesi (vedi http://youtu.be/eW3gMGqcZQc o anche http://openeducationnews.org/2008/07/30/mooc-massive-open-online-course/ ). Tuttavia è una gran bella iniziativa, e per di più “open”.

ebook e lim per un modulo di elettronica

Sto lavorando, in questi giorni, alla realizzazione di un sussidio didattico che metta insieme ebook, Lim e gli strumenti della rete. L’idea di fondo è quella di esplorare le possibilità di fornire strumenti didattici efficaci sul piano metodologico e facilmente usabili su quello tecnologico, strumenti dedicati sia ai docenti che agli studenti. L’obiettivo è la realizzazione di un apposito “mix” che utilizzi ogni strumento per le sue caratteristiche più desiderabili: proverò ad enunciarle.

Ebook

Al di là della natura del supporto, un “ebook” è pur sempre un book, un libro, lo strumento di registrazione e comunicazione cioè che siamo abituati ad utilizzare da più tempo (secoli…). In aggiunta a questo innegabile privilegio, il libro ne presenta quasi sempre un altro: l’essere organizzato e strutturato concettualmente, fatto che in ambito pedagogico consente al libro stesso di farsi non solo strumento di comunicazione, ma anche vero e proprio supporto per l’organizzazione del sapere. L’organizzazione interna di un libro, ad esempio, è analoga alla strutturazione concettuale della disciplina trattata, con tutti vantaggi che ne possono derivare. Sin qui quanto accomuna il libro all’ebook. Ma il formato digitale ci consente qualche possibilità in più: il docente, liberato dalle costrizioni tipografiche, può facilmente diventare autore del libro stesso, magari sviluppandolo nel tempo e distribuendolo per capitoli progressivamente disponibili; studenti e docente portano il libro in formato dematerializzato privo di peso; l’aggiornamento può essere continuativo e consente l’implementazione di dinamiche cooperative e collaborative; lo stesso testo può essere distribuito in formati diversi primo fa tutti quello del web. Senza contare che un testo digitale sarà quasi sempre un ipertesto (parteggio per un eventuale livello modesto di ipertestualità) con riferimenti esterni che lo collegano al resto dei nodi conoscitivi degli argomenti trattati ed eventualmente lo corredano con materiali di formati non veicolabili dall’ebook stesso ( penso ad esempio a file di simulazione, di Cad, etc).

Lavagna interattiva multimediale (LIM)

Anche per la lavagna vale la considerazione relativa alla nostra abitudine e abilità di utilizzo: pur essendo più recente del libro si tratta di un qualcosa che abbiamo tutti visto e adoperato sin da bambini. La lavagna interattiva ( a patto di trovarla in aula in condizioni di efficienza) anche lei non presenta di per sè alcuna particolare necessità di apprendistato (nè al docente nè allo studente), almeno se ne vogliamo fare il classico uso che se ne fa durante le lezioni frontali. Ma anche limitandosi a questo vengono fuori subito dei vantaggi rispetto alla classica ardesia: infatti con la LIM non siamo mai costretti a cancellare una data schermata, quando terminiamo lo spazio semplicemente andiamo avanti alla “pagina successiva”, la pagina precedente rimanendo sempre disponibile a mò di slide presentation. Se pensiamo alle dimostrazioni di matematica e di fisica questo fatto, già da solo, dovrebbe solleticare il prof dentro di noi… Ma c’è molto di più, tanto quanto possibile da un computer collegato in rete… non ho qui alcun bisogno di aggiungere nulla, si faccia eventualmente riferimento ai seguenti contributi: Le Lavagne Multimediali Interattive (LIM) e la scuola digitale, Didattica attiva con la Lim,  http://limecondida.blogspot.com/

Strumenti della rete

Avrei potuto anche usare lo stra-abusato “web 2.0”, abusato in verità solo a parole ma assai poco frequentato sia dai docenti, sia (con buona pace dei sostenitori dei “nativi digitali”) che dagli studenti. Nel caso migliore frequentato in modalità di fruizione, rimanendo largamente sottoutilizzate le potenzialità di produzione e di elaborazione. Anche in questo caso non ho motivo di ripetere quanto da più parti detto in modo molto migliore di quanto potrei qui riportare, limitandomi a citare per eventuali approfondimenti: Il valore del microblogging nei processi formativi,I social network nella didattica, M-Learning  & e-inclusion. Il progetto ENSEMBLE, Empowerment e protezione: strategie complementari per la digital e media literacy negli Stati Uniti, Soggetto, Gruppo, Network, Collettivo: le diverse dimensioni della rete e l’apprendimento.

Il “MIX”

Si sa che ogni cocktail dipende in gran misura dal barman che lo prepara. Questo per dire che nel seguito esporrò il mio tentativo centrato, com’è ovvio, su un argomento di elettronica, la disciplina che insegno. Si tratta di una disciplina tecnica che fa riferimento a complessi argomenti di elettricità e di elettromagnetismo ( forte connotazione fisica quindi), che utilizza la teoria dei sistemi per modellizzare componenti e apparati molto complessi, che presenta un elevato livello di propedeuticità dei diversi blocchi concettuali da affrontare. Una disciplina inoltre vastissima ed in continua espansione: si pensi ad esempio che negli anni in cui frequentavo l’università ancora non esistevano i personal computer nè, tantomeno, i telefoni cellulari. Per non parlare dei GPS, dei lettori mp3, etcetc. Una disciplina e un insieme di alunni (quelli del tecnico industriale) che non si prestano ad esperienze conoscitive che pure mi affascinano tantissimo: la realizzazione di un wiki collaborativo, la “blogoclasse” di stampo connettivista o la conduzione di una officina sperimentale condivisa ( si vedano ad esempio La blogoclasse va in scena!, I blog e i wiki in ambito didattico). Necessita una maggiore direzionalità della proposta formativa, una strada chiaramente tracciata che impedisca o minimizzi il vagare in territori assai vasti e sconosciuti. Di qui l’importanza di basare le attività su di un supporto fortemente strutturato quale il libro di testo, però aprendolo, allo stesso tempo, alle potenzialità offerte dal digitale, ovvero la decisione di centrare il sussidio, il modulo, attorno ad un ebook. E data la crescente disponibilità di Lim nelle scuole, viene naturale il tentativo di esplorare le potenzialità dell’accoppiata ebook-lim.

La prima cosa che viene da pensare è che l’ebook può essere utilizzato direttamente con la Lim. Uhm… si vero, la cosa è fattibile, però succede quasi sempre che ogni singolo docente preferisce una propria personale trattazione, dipendente anche dalle esigenze contingenti. Allora potrebbe essere utile corredare l’ebook con l’insieme, riutilizzabile, delle sue figure: sto lavorando cioè anche per costruire una raccolta delle immagini e delle formule matematiche presenti nel testo, raccolta direttamente fruibile per fare lezione con la Lim (anzi, sto direttamente usando il software della Lim che abbiamo a scuola, una Smartboard: figure fatte a mano in modo molto artigianale con la tavoletta grafica). In tal modo il docente si troverà una serie di prelavorati da utilizzare nella sua personalissima lezione. Quindi: l’ebook per la trattazione organica, le immagini per il riutilizzo in classe. Ma c’è, ovviamente, di più. Una delle più efficaci modalità per apprendere l’elettronica è il laboratorio di montaggio e misura: sto quindi preparando una serie di file di simulazione da usare con uno dei più diffusi software professionali del settore. Tali file sono linkati direttamente nel testo del libro e quindi immediatamente utilizzabili. Nell’insieme si potrebbe realizzare un piccolo laboratorio virtuale personale. Per facilitare ulteriormente l’utilizzo con Lim, mi sforzo, ove possibile, di trovare in rete le stesse simulazioni in Flash o come applet java ( e qua verrebbe da fare una riflessione sull’iPad come dispositivo ottimo come ebook reader ma, ahimè, non supportante nè Flash nè Java Virtual Machine, magari un’altro post…), in modo da farle girare in qualsiasi locale dotato di pc con la massima facilità e velocità.

Una delle caratteristiche di questo lavoro è quella di mirare anche a creare una metodologia di produzione dello stesso testo in ebook: sto cercando cioè di utilizzare software liberamente utilizzabili e modalità realizzative utilizzabili dal docente mediamente tecnologicizzato. Sarebbe bello riuscire anche a mettere insieme una sorta di comunità liberamente partecipante al progetto non di un modulo ma di un intero e completo testo di elettronica.

A prossimi post la continuazione . . .

Wireless anywhere, anyhow, anytime, for anybody

È questo il motto – certamente impegnativo – degli Ixem Lab del Politecnico di Torino che muove la sua ricerca sia nelle direzioni classicamente accademiche, sia nella direzione “sociale” dei metodi, sistemi e tecnologie utili alla riduzione del “divide” di gruppi e località non servite da connettività ad Internet.
Uno sguardo a sito [ http://www.ixem.polito.it ] è molto interessante sia per gli aspetti tecnologici che per l’originalità e validità dei progetti intrapresi. A tutti gli appassionati e studiosi di tecnologie wireless consiglio di andare a leggere la documentazione del progetto “Verrua senza fili” che ha consentito di portare la connettività internet in un paesino piemontese rimastone escluso dalle logiche di mercato di stampo aziendale. Il progetto ha avuto un tale successo da consentirne adesso il rilancio in termini di Verrua domotica 2011. Altri interssanti progetti riguardano la connettività internet di popolazioni nella foresta amazzonica.

Arca dei Suoni – Aspetti e Innovazioni

Aspetti formativi e innovativi del progetto “Arca dei Suoni”

Lo scorso 2 marzo si è tenuta a Palermo, presso l’Albergo delle Povere, la presentazione del primo numero della pubblicazione “Quaderno di Arca dei Suoni”. E’ stato un momento interessante di incontro tra gli amministratori e il pubblico convenuto, soprattutto composto da studenti e da docenti provenienti dalle scuole che sono state coinvolte nella prima fase di vita e di sperimentazione del progetto.

Ho partecipato all’evento con una relazione che allego qui di seguito in forma di “slidecast” (le slide sincronizzate con l’audio “live” della presentazione)

Mi piace, in questa sede, cercare di sottolineare ulteriormente quanto indicato nella slide n. 12 . E’ infatti opportuno riflettere sul, e valorizzare fortemente, il valore didattico e formativo della iniziativa. Trattandosi di beni culturali l’aspetto formativo viene, in un certo senso, dato per scontato, ma con il progetto “Arca dei Suoni” si mettono in campo dinamiche potenzialmente assai interessanti, dinamiche a maggior grado di coinvolgimento di quanto possano fare eventi e momenti centrati sulla fruizione piuttosto che sulla creazione. Mi voglio esplicitamente riferire all’aspetto di scoperta e di manipolazione insiti e connaturati alle operazioni di registrazione e di pubblicazione di un contributo audio (per chi non lo sapesse: arcadeisuoni.org è un sito sul quale gli utenti possono direttamente pubblicare contributi sonori di carattere culturale). Gli studenti vengono in questo mobilitati su più livelli, da quelli tecnici della registrazione, a quelli espressivi del prodotto finito e infine a quelli critici degli eventuali feedback su quanto pubblicato. In questo processo accade un qualcosa di veramente importante e formativo: il racconto (per fare un esempio ma potrebbe essere un canto o qualcos’altro) che si va a registrare e pubblicare, in quanto effetto della propria ricerca e della successiva manipolazione, diventa un qualcosa di personale, qualcosa che fa parte della storia personale. In qualche modo, quanto documentato diventa parte del patrimonio personale di chi lo documenta: e questo è un modo non soltanto per imparare, ma per generare direttamente e immediatamente patrimonio culturale! Si valuti questa affermazione alla luce del discorso sulle competenze che da qualche tempo è diventato centrale nella scuola, discorso estremamente complesso, del quale fanno parte degli obiettivi particolarmente difficili da raggiungere in una situazione, quale quella scolastica, nella quale la vita reale viene approcciata, quando va bene, con le forme della simulazione. Arca dei Suoni ha le potenzialità per far superare questo gap tra la vita scolastica e le emergenze culturali del territorio e per di più con modalità di produzione mediatica che fanno parte della cultura giovanile e che non richiedono alcun investimento in tecnologia. Partecipare all’accrescimento dell’archivio sonoro di Arca dei Suoni è un generatore di competenze: come risultato mi sembra niente affatto disprezzabile.

The Horizon Report 2011

Disponibile a questo indirizzo: http://net.educause.edu/ir/library/pdf/HR2011.pdf

Queste le tecnologie di prossima adozione secondo il rapporto del The New Media Consortium

  • Meno di un anno
    • Electronic Books
    • Mobiles
  • Da due a tre anni
    • Augmented Reality
    • Game-Based Learning
  • Da quattro a cinque anni
    • Gesture-Based Computing
    • Learning Analytics

Se penso all’introduzione di queste tecnologie nella scuola, almeno quelle di immediata adozione quali i libri elettronici e l’utilizzo del “mobile-learning” mi viene da pensare alla grande sfida che ci attende come docenti. Si tratta infatti di una trasformazione che non prevede la necessità di attrezzature e investimenti da parte delle scuole: libri e telefonini sono e saranno ancora del tutto personali. Ciò significa che, come docenti, non potrempo più nasconderci dietro le inefficienze del “sistema”.

Chi si sente pronto?

Time-to-Adoption: One Year or Less
Electronic Books………………………………………………………………………………………………………………………. 8
? Overview
? Relevance for Teaching, Learning, Research, or Creative Inquiry
? Electronic Books in Practice
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Mobiles…………………………………………………………………………………………………………………………………. 12
? Overview
? Relevance for Teaching, Learning, Research, or Creative Inquiry
? Mobiles in Practice
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Time-to-Adoption: Two to Three Years
Augmented Reality…………………………………………………………………………………………………………………. 16
? Overview
? Relevance for Teaching, Learning, Research, or Creative Inquiry
? Augmented Reality in Practice
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Game-Based Learning……………………………………………………………………………………………………………. 20
? Overview
? Relevance for Teaching, Learning, Research, or Creative Inquiry
? Game-Based Learning in Practice
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Time-to-Adoption: Four to Five Years
Gesture-Based Computing………………………………………………………………………………………………………. 24
? Overview
? Relevance for Teaching, Learning, Research, or Creative Inquiry
? Gesture-Based Computing in Practice
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Learning Analytics………………………………………………………………………………………………………………….. 28
? Overview
? Relevance for Teaching, Learning, Research, or Creative Inquiry
? Learning Analytics in Practice
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